Ciao a tutti, Blogger più o meno improvvisati.
Sono Marco e ho realizzato questo blog un pò per caso, diviso tra una voglia impudente di scrivere i miei pensieri e una casualità che - ammetto - ero smanioso di ricercare. Ergo, di spontanea v'è solo l'idea.
Ora che sono qui, e scrivo, devo a tutti voi, lettori casuali, perché ho scelto il titolo "natural burella". La risposta è una riflessione sulla vita iniziata dalla lettura di Dante. Chi ha letto la splendida opera nota come Divina Commedia, saprà che la natural burella è un corridoio che si apre lungo i piedi di lucifero, conficcato nel ghiaccio, e giunge direttamente nel Purgatorio. Lo stretto e angusto passaggio, che fa da sfondo al breve cammino dei due viandanti, appare come un luogo angusto e buio, in cui gli afflati e i sospiri delle anime in pena sembrano condensarsi e insieme dissolversi. Lascerei un debito nei vostri confronti se non illustrassi quello che il poeta realizza con le sue magnificenti parole:
«Attienti ben, ché per cotali
scale»,
disse 'l maestro, ansando com'uom
lasso,
«conviensi dipartir da tanto
male». 84
Poi uscì fuor per lo fóro d'un
sasso,
e puose me in su l'orlo a sedere;
appresso porse a me l'accorto
passo. 87
Io levai li occhi e credetti
vedere
Lucifero com'io l'avea lasciato,
e vidili le gambe in sù
tenere; 90
e s'io divenni allora
travagliato,
la gente grossa il pensi, che non
vede
qual è quel punto ch'io avea
passato. 93
«Lèvati sù», disse 'l maestro,
«in piede:
la via è lunga e 'l cammino è
malvagio,
e già il sole a mezza terza
riede». 96
Non era camminata di palagio
là 'v'eravam, ma natural burella
ch'avea mal suolo e di lume
disagio. 99
«Prima ch'io de l'abisso mi
divella,
maestro mio», diss'io quando fui
dritto,
«a trarmi d'erro un poco mi
favella: 102
ov'è la ghiaccia? e questi com'è
fitto
sì sottosopra? e come, in sì
poc'ora,
da sera a mane ha fatto il sol
tragitto?». 105
Ed elli a me: «Tu imagini ancora
d'esser di là dal centro, ov'io
mi presi
al pel del vermo reo che 'l mondo
fóra. 108
Di là fosti cotanto quant'io
scesi;
quand'io mi volsi, tu passasti 'l
punto
al qual si traggon d'ogne parte i
pesi. 111
E se' or sotto l'emisperio giunto
ch'è contraposto a quel che la
gran secca
coverchia, e sotto 'l cui colmo
consunto 114
fu l'uom che nacque e visse sanza
pecca:
tu hai i piedi in su picciola
spera
che l'altra faccia fa de la
Giudecca. 117
Qui è da man, quando di là è
sera;
e questi, che ne fé scala col
pelo,
fitto è ancora sì come
prim'era. 120
Da questa parte cadde giù dal
cielo;
e la terra, che pria di qua si
sporse,
per paura di lui fé del mar
velo, 123
e venne a l'emisperio nostro; e
forse
per fuggir lui lasciò qui loco
vòto
quella ch'appar di qua, e sù
ricorse». 126
Luogo è là giù da Belzebù remoto
tanto quanto la tomba si
distende,
che non per vista, ma per suono è
noto 129
d'un ruscelletto che quivi
discende
per la buca d'un sasso, ch'elli
ha roso,
col corso ch'elli avvolge, e poco
pende. 132
Lo duca e io per quel cammino
ascoso
intrammo a ritornar nel chiaro
mondo;
e sanza cura aver d'alcun
riposo, 135
salimmo sù, el primo e io
secondo,
tanto ch'i' vidi de le cose belle
che porta 'l ciel, per un
pertugio tondo. 138
E quindi uscimmo a riveder le
stelle.(Inferno, Canto XXXIV)
Dante e Virgilio si approssimano alla natural burella dopo aver vissuto in prima persona l'idea assoluta del male, situazione in cui nulla cresce e tutto e freddo. Un'esperienza dura da sopportare per Dante. Virgilio, però, conosce la strada e guida Dante nella fitta oscurità fino a che i due non riescono a percepire il suono di un ruscello che sgorga sommessamente. Dante non vede, ma sente, e quel suono, o forse il senso risvegliato, lo rincuora un poco. Entrambi i poeti "avventurieri" vagheranno ancora un poco nell'oscurità, ma quel suono sommesso ha ridestato in loro la speranza, e le stelle ne saranno una spettacolare conferma.
Questi versi mi hanno fatto riflettere su quanto Dante possa insegnare ancora oggi, perché anche l'uomo contemporaneo, in preda dell'oscurità, può trovare la sua natural burella. Come Dante, sento che nella vita la realtà è sia alba sia tramonto e, per quanto sia giovane, cerco di trarre profondo significato dalle azioni compiute, buone o cattive che siano. In questi anni la società, la cultura dissolta, la politica hanno creato uno scenario "infernale" per noi giovani; è non sono eufimistico quando paragono la vita dei giovani a un inferno: personalmente, sento che a volte il mondo ruota senza rendermi protagonista, che le situazioni belle a volte si sbriciolano come carta incenerita; e penso che, come me, in tanti vivono questa situazione alienante. Ebbene, nonostante il periodaccio, cerco di posizionare la bussola in direzione della natural burella, perché penso che prima o poi noi tutti troveremo quel buono che l'oscurità nasconde: dobbiamo solamente serbare i nostri sogni e incamminarci verso la via che ci porti ad "uscire a riveder le stelle".
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